Il Giudice Amministrativo di Appello, con recente sentenza 14 settembre 2018, n.****/2018, ha affermato rilevanti principi in materia di interdittive antimafia.
In particolare, i Giudici del Consiglio di Stato sono stati chiamati a pronunciarsi su un appello proposto avverso una sentenza del Tar Campania con la quale era stato rigettato il ricorso avverso il provvedimento Prefettizio di conferma dell’interdittiva antimafia.
Il Giudice di appello ha confermato la decisione gravata: tra le altre motivazioni poste a fondamento della sentenza (sia di primo che di secondo grado), particolare attenzione merita l’osservazione che il licenziamento, tardivo (poiché avvenuto a distanza di 12 anni), dei propri dipendenti legati alla criminalità organizzata non consente l’annullamento dell’interdittiva.
Il Consiglio di Stato ha puntualizzato che detto licenziamento, poiché avvenuto a distanza di anni, “non appare ragionevole se confrontato con i rischi connessi al mantenimento del rapporto di lavoro con soggetti appartenenti alla criminalità organizzata per una società che intrattiene rapporti con la P.A.”.
I Giudici di Appello hanno osservato ancora che:
“- il condizionamento mafioso può derivare anche dalla presenza di soggetti che non svolgono ruoli apicali all’interno della società, ma siano o figurino come meri dipendenti, entrati a far parte dell’impresa senza alcun criterio selettivo e filtri preventivi;
– il condizionamento mafioso si può desumere anche dalla presenza di un solo dipendente “infiltrato”, del quale la mafia si serva per controllare o guidare dall’esterno l’impresa, nonché dall’assunzione o dalla presenza di dipendenti aventi precedenti legati alla criminalità organizzata, nonostante non ermergano specifici riscontri oggetti sull’influenza nelle scelte dell’impresa.
– le imprese possono effettuare liberamente le assunzioni quando non intendono avere rapporto con le pubbliche amministrazioni: ove intendano avere, invece, tali rapporti devono vigilare affinché nella loro organizzazione non vi siano dipendenti contigui al mondo della criminalità organizzata”.
avv. Domenico Vitale
avv. Gabriele Vitale

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